Irrimediabilmente danneggiata la targa a Fabrizio Spaziani sul Monte Passeggio.

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Pubblicato da Piero Lancia

10 Nov 2015 - 09.32

di Paolo Sellari

Era il 2 novembre del 2009 quando un numeroso gruppo del CAI di Frosinone, insieme al padre e alla compagna del compianto  Fabrizio Spaziani, posero con una toccante cerimonia in vetta al Monte del Passeggio (2064 mt) una targa alla memoria del medico frusinate scomparso nel grave incidente a Cortina d’Ampezzo il precedente 22 agosto durante un soccorso in elicottero. Una cerimonia che, al pari della intitolazione del nuovo ospedale del capoluogo e del conferimento della medaglia d’oro al valore civile, certo non ha lenito il dolore per la prematura scomparsa, ma che ha rappresentato un momento in cui la comunità degli amanti della montagna di Frosinone volle commemorare l’amico scomparso laddove egli  era cresciuto e aveva mosso i primi passi giovanili della sua formazione alpinistica, ben prima di trasferirsi e operare nel Cadore.

Ogni anno, il primo novembre, il CAI  ricorda Fabrizio con una gita sul Monte Passeggio. Accade così dal 2009. Ma quest’anno l’emozione e la commozione sono state rotte dalla rabbia per aver trovato la targa in marmo irrimediabilmente distrutta.  Si è pensato a un fulmine, ma non ci sono segni di bruciature, al gelo, ma alcuni escursionisti abituali del luogo giurano di aver visto la targa intatta non appena pochi giorni fa: certamente il gelo non è ancora arrivato sulle nostre montagne e ancora più certamente non un gelo peggiore di quello dei sei inverni precedenti. Resta l’ipotesi, verosimile vista la tipologia del danno inferto, di un vile sacrilegio: sacrilegio perché con quell’azione il delinquente di turno non solo ha profanato la memoria di Fabrizio, ma la montagna intera e con essa la natura, il creato. Un gesto vile, appunto, commesso da persone che non hanno il senso del rispetto della morte, figuriamoci se possono averlo della vita: di quella vita che dà loro la possibilità di godere dello spettacolo di una natura che non hanno la capacità minima di rispettare, ma solo di violentare.

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