Appunti di Viaggio




Ciclisti e Automobilisti

Le ciclabili austriache, come tutte quelle del centro Europa, corrono su strade chiuse al traffico automobilistico; quando si affiancano a strade statali o provinciali esiste una corsia separata per le biciclette. Può capitare che pochi chilometri del percorso siano su strade a traffico promiscuo. Siamo in Carinzia a pochi chilometri da Spittal an der Drau, al termine di un tratto in salita: è fine giornata e comincia ad affiorare la stanchezza. Mia moglie e la nostra amica procedono lentamente quando giungono a pochi metri dal dosso che segna la fine della salita. L'auto che arriva da dietro non ha una visibilità sufficiente e non rischia il sorpasso neppure di due bici: attende pazientemente che le due cicliste abbiano superato il dosso e che la visuale sia libera prima di sorpassare e riprendere la sua corsa. Quasi nello stesso momento, ad Arcinazzo Romano un'automobilista investe Sergio, un nostro amico, che rientrava a casa in bici, causandogli numerose fratture alle costole e lesioni ai polmoni. Ora Sergio è ricoverato all'Umberto I di Roma, in prognosi riservata.

Ciclisti e Automobilisti

Si può dire che mia moglie e la nostra amica siano state fortunate ad incontrare un automobilista educato e prudente mentre Sergio ha avuto la sventura di trovarne sulla sua strada una assolutamente distratta. Il motivo di fondo però è un altro. Nei paesi europei che hanno investito sulla bicicletta i ciclisti sono una risorsa. Nei parcheggi di stazioni ferroviarie o dei luoghi di lavoro di Germania, Olanda, Svizzera ho visto centinaia o anche migliaia di biciclette; il servizio di bike-sharing è diffusissimo in tutte le città francesi che ho visitato. Chi viaggia in bici per diletto, in autonomia o con viaggi organizzati, è una grande risorsa per il turismo: tempo fa lessi che la ciclabile del Danubio nel solo tratto austriaco contava trecentomila presenze annue per un fatturato di 75 milioni di Euro. Al di là della precisione delle cifre, si capisce bene come la bicicletta sia una voce importante nel bilancio del turismo dei paesi che ci hanno investito su. Gli automobilisti sono abituati al rispetto dei ciclisti che sono ormai parte integrante della traffico circolante sulle strade; una volta scesi dalla loro auto spesso inforcano anche loro la bicicletta. In Italia, specialmente al centro-sud, il ciclista è soltanto un intralcio alla circolazione delle auto. L'uso della bici per andare al lavoro o per muoversi in città o per fare una passeggiata è ancora un fenomeno di nicchia, relegando la bicicletta al solo uso di pratica sportiva. I potenziali vantaggi economici e ambientali che ne deriverebbero stentano a trovare spazio tra strade e città disegnate esclusivamente per le automobili.

Ora Sergio sta combattendo la sua battaglia in un letto di ospedale. A settembre non lo vedrò più uscire in bici la mattina per recarsi al lavoro. Mi auguro che si rimetta presto in salute e che ritrovi il coraggio di riprendere la bici per andare al lavoro o a fare la spesa. Un pomeriggio usciremo insieme per pedalare fuori città e andare a bere qualcosa insieme. Passeremo un paio di ore di svago e ci illuderemo così facendo di avvicinare, seppure impercettibilmente, l'Italia all'Europa.

Agosto 2016

In treno con la bici
In treno con la bici

In Italia il trasporto delle biciclette è consentito soltanto sui treni regionali. Se si vuole portare l'amata bici con sé su un Eurostar o un Intercity bisogna smontarla e chiuderla in una sacca delle dimensioni di 110x80 centimetri come se fosse un bagaglio, come previsto dal sito di Trenitalia. La mia prima esperienza su un Eurostar sulla tratta Roma-Bolzano è stata traumatica. Ho smontato le due bici, la mia e quella di mia moglie, e le ho chiuse nelle apposite sacche che avevo fatto cucire dalla sarta. Sul Freccia Argento non c'era nessuno spazio dove mettere due bagagli così ingombranti. L'ho lasciati vicino le porte di accesso al vagone dove c'era l'unico spazio disponibile: sono stato subito ripreso da un ferroviere perché le bici ostruivano, seppure parzialmente, lo spazio per la salita e discesa dei passeggeri. Alla mia domanda: - Dove posso metterle? - la risposta sgarbata è stata: - Non qui! - senza indicarmi alcuna alternativa. Ho provato a caricare la bici smontata sul portapacchi ma è troppo stretto perché la bici potesse starci su. Ho riaperto le sacche, ho preso le ruote che avevo legato al telaio e le ho infilate tra gli schienali dei sedili; ho caricato i telai sul portapacchi assicurandoli con dei ganci elastici. Devo riconoscere che gli altri viaggiatori mi hanno dimostrato tutta la loro comprensione.

Alla stazione di Bolzano, dopo aver rimontato le biciclette ci siamo disposti ad aspettare il successivo treno regionale. Quando ho sentito chiedere: - Di chi sono le biciclette? - istintivamente ho pensato: - Ci risiamo -. Sono abituato ai ferrovieri della linea Roma-Cassino che quando vedono un ciclista salire sul treno hanno subito un moto di fastidio. Invece una graziosa signora in divisa da ferroviere ci ha consigliato gentilmente di smontare le borse e ci ha indicato lo spazio sul treno dove sistemare le bici. Si sa, Bolzano non è esattamente Italia.
Alla stazione di Maribor ci siamo collocati al centro del marciapiede non sapendo dove caricare le biciclette. Quando è arrivato l'Intercity Vienna-Lubiana un ferroviere si è affacciato dalla porta del vagone merci e ci ha aiutato a caricare su le bici. Sul marciapiede della stazione di Lubiana, in attesa del regionale per Capodistria, ci è venuta incontro una cortese ferroviera slovena che ci ha indicato il treno da prendere e lo spazio per collocare le biciclette.

In treno con la bici

Con questi esempi non voglio dimostrare un teorema o affermare una verità assoluta. Per la mia esperienza però l'Italia è in fondo alla classifica della possibilità e facilità di viaggiare in treno più bici. In Europa, perlomeno fin dove sono arrivato, su tutti i treni si può viaggiare con la bici al seguito ad eccezione dei TGV francesi (in Francia però anche gli Intercity trasportano le biciclette) mentre in Italia è possibile solo sui regionali. Dovunque in Europa ho trovato ferrovieri gentili che mi hanno agevolato nel viaggio dandomi le indicazioni necessarie, nonostante le difficoltà della lingua, e aiutandomi nella salita e nella discesa dal treno. Sui regionali italiani incontro spesso personale che si infastidisce appena vede un ciclista che vuole salire sul treno con la bici anche se per loro non rappresenta alcun aggravio di lavoro. La semplice informazione se la carrozza col vano bici è in testa o in coda al treno viene elargita con riluttanza dopo ripetute richieste al personale di stazione: informazione che gli costa soltanto una telefonata al capotreno. L'idea che il passeggero-ciclista sia un cliente che usufruisce di un servizio (per cui ha pagato un regolare biglietto) è ancora lontana dalla mente dei nostri ferrovieri.

Chiudo questa annotazione con una buona notizia. Il viaggio di ritorno da Trieste a Roma con un Intercity è andato benissimo. Lo spazio tra gli schienali dei sedili era sufficientemente ampio per sistemare le bici smontate e riposte nella sacca regolamentare. È pur vero che viaggiavo in prima classe. Sono andato a dare un'occhiata in seconda: nel vagone c'era un ampio spazio per le sedie a rotelle, utilizzabile anche per la bici purché smontata. Almeno questa volta quanto previsto dalle condizioni di trasporto di Trenitalia è applicabile nella realtà.

Non so se e quando tornerò a viaggiare su un Eurostar o un Intercity italiano con la bicicletta smontata al seguito: se nel frattempo qualche ciclista mi volesse far partecipe di una sua esperienza in merito gliene sarei molto grato. Scrivetemi pure all'indirizzo e-mail che trovate su questo sito.

Agosto 2016

Le ciclabili "de noantri"

La pista ciclabile tra San Candido e Lienz è frequentatissima. Nelle giornate estive è percorsa da un serpentone di ciclisti delle più svariate specie, una vera processione multicolore. Gli ingredienti per rendere questo itinerario estremamente piacevole ci sono tutti: uno scenario alpino di prati, boschi e vette dolomitiche, un percorso di 43 chilometri ben segnalato con lunghi tratti in discesa, la possibilità di tornare indietro con il treno. Nelle prime ore del pomeriggio Lienz si riempie di italiani che affollano le caratteristiche vie del centro, le pasticcerie e i negozi. Hanno passato una giornata piacevole, piena di attività sportiva all'aria aperta, curiosità, divertimento e shopping.

L'uso ricreativo prima ancora che sportivo della bicicletta è divenuto una componente importante delle vacanze in montagna, soprattutto in Val Pusteria dove la rete di piste ciclabili è capillare. I percorsi sono sicuri e adatti a tutti, dai nonni ai nipoti. Questa pratica così diffusa in vacanza non ha un seguito una volta tornati a casa: per pigrizia, per incompatibilità coi ritmi quotidiani ma soprattutto per mancanza di percorsi adeguati. I romani che vanno in vacanza a ottocento chilometri da casa (anche per fare la San Candido-Lienz in bicicletta) non sanno di avere un percorso potenzialmente simile a 60 chilometri dal Raccordo Anulare. Il percorso che da Tagliacozzo discende la Val Roveto ha tutte le caratteristiche della famosa ciclabile italo-austriaca. Le montagne sono meno famose ma, a loro modo, ugualmente belle; la strada è tutta pianeggiante o in discesa, con un traffico praticamente nullo in quanto tutti i mezzi motorizzati sono convogliati sulla superstrada Avezzano-Cassino che corre parallela. Cosa manca quindi per farla diventare la San Candido - Lienz "de noantri"? Innanzi tutto il treno per tornare indietro, però la ferrovia esiste seppure in via di dismissione. Manca una segnaletica per i ciclisti e soprattutto cartelli che avvisino i rari automobilisti della presenza di questi ultimi. Sarebbe opportuno mettere in sicurezza l'attraversamento di Capistrello e Civitella Roveto: la strada che esce da Tagliacozzo è già adibita a pista ciclabile nei fine settimana estivi. Infine manca una seria promozione turistica che dovrebbe coinvolgere gli enti locali presenti sul territorio e Trenitalia che dovrebbe assicurare il servizio del viaggio di ritorno.

Le ciclabili "de noantri"

L'itinerario è magnifico e pieno di luoghi di interesse: dalla piazza dell'Obelisco di Tagliacozzo ai borghi solitari della val Roveto, alla riserva naturale dello Zompo dello Schioppo, ai suggestivi scorci sui monti Ernici. Avendo la possibilità, almeno nel fine settimana, di rientrare in treno dalla stazione di Morino o quella di Balsorano, il percorso diventerebbe fruibile a tutti quei ciclisti che oggi fanno la San Candido-Lienz e anche a quelli che non ci sono mai stati. La promozione turistica di questo itinerario porterebbe un benefico effetto sull'economia di una piccola comunità dell'Appennino e sarebbe un buon inizio per abituare gli abitanti del centro Italia ad un uso ricreativo della bicicletta che ha già preso piede nelle nostre regioni alpine e in larga parte d'Europa.

Un'ultima annotazione per ciclisti che hanno già una buona una certa confidenza con la bicicletta. Già oggi si può percorrere questo itinerario, coniugando treno e bic,i arrivando fino alla stazione di Roccasecca, sulla linea Roma-Cassino, con un percorso che supera i cento chilometri. Si raggiunge Tagliacozzo con i treni della linea Roma-Sulmona-Pescara: da qui si parte in bici e si raggiunge Capistrello dove ci si immette sulla vecchia statale della Val Roveto che si segue fino a Sora; si prende la vecchia statale della Vandra in direzione Cassino e dopo pochi chilometri, in corrispondenza del ponte Tapino, si gira a sinistra per costeggiare il lago di Posta Fibreno. Si torna sulla strada principale poco prima del bivio di Vicalvi e la si segue fino a trovare, poco prima di Atina, la deviazione per Casalvieri; qui giunti si seguono le indicazioni per Roccasecca che si raggiunge lungo la strada che discende le spettacolari gole del Melfa. Tutte le strade sono a traffico bassissimo: bisogna rispettare comunque il codice della strada perché si va su viabilità ordinaria e non su pista ciclabile.

Luglio 2016

La bici, l'Europa e le frontiere
La bici, l'Europa
e le frontiere

Sono diventato cittadino europeo grazie alla bicicletta. Ho la sensazione che sia stato il mezzo con cui ho passato più volte una frontiera. La sensazione è dovuta soprattutto a quei viaggi lungo fiumi che fanno da confine tra due stati, come il Reno o l'Inn: si passava la frontiera tante volte anche durante un solo giorno. Ho passato le frontiere quasi sempre senza neanche accorgermene. Qualche volta si trova un cartello e ce se ne rende conto ma spesso non c'è nessuna traccia se non vedere un scritta in una lingua diversa o la targa di un'auto di un altro paese. Mi rimane indimenticabile il luogo dove si svolse il Pan European Pic-Nic, un evento straordinario quando per la prima volta fu aperto il confine tra Ungheria e Austria, tra Est e Ovest, pochi mesi prima del crollo del muro di Berlino. Oggi è un luogo di pace.

Ho imparato a conoscere gli altri paesi viaggiando in bicicletta, dormendo nelle case private e facendo la spesa nei negozi più disparati; chiedendo un'informazione, dell'acqua, riparo in caso di pioggia; girando in bicicletta per le città più grandi, traversando piccole cittadine, raggiungendo case di campagna isolate. Con la bicicletta al seguito ho viaggiato su treni, autobus, metropolitane, tram, traghetti e battelli. Mi sono sentito (quasi) sempre a casa, trattato con rispetto e spesso con cordialità.

Una sera arriva la notizia che a Monaco c'è stato un attentato terroristico e in città è scattato il coprifuoco. Per quanto grave, questa non è stata la peggiore tra le tante notizie terribili che si sono succedute in questo ultimo anno. Questo momento mi è rimasto impresso perché è stato diramato l'invito a tutta la popolazione a rimanere in casa, si è provveduto al blocco totale dei mezzi pubblici e alla chiusura della Hauptbahnhof, la stazione centrale. A prescindere dal fatto che poi si sia scoperto che l'autore fosse una persona con problemi psichici e non un terrorista islamico, resta il fatto che questo clima di terrore abbia fatto temere il peggio e provocato la paralisi di una grande città per una sera e una notte. Mi piace tanto quel treno Roma-Monaco. Si viaggia di notte con la bici al seguito, si arriva la mattina presto, si scende e si pedala subito per arrivare in Marienplatz e poi via per una delle tantissime piste ciclabili bavaresi. Ho pensato a un ciclista che poteva trovarsi su quel treno proprio quella notte, in viaggio verso quella città in stato di assedio. Ho pensato a cosa avrebbe trovato appena arrivato, quando fosse riuscito ad arrivare, invece di quella città che ricordavo io, così bella da girare in bicicletta nelle prime ore di un giorno d'estate. C'erano famiglie che già piangevano i loro morti ma anche milioni di cittadini che cominciavano a temere per la sicurezza delle loro vite. L'opinione pubblica si interroga e si divide sulla chiusura delle frontiere e sulla costruzioni di muri, se bisogna continuare ad integrarsi o respingere chi viene da fuori. Ci sono tanti motivi estremamente importanti per sperare che l'Europa resti unita e in pace: last but not least, poter viaggiare liberamente in bicicletta attraverso le frontiere del continente.

Luglio 2016






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