I 450 ANNI DALLA PRIMA SALITA DEL GRAN SASSO - Il 19 agosto 1573 Francesco De Marchi, insieme a guide locali, raggiunge il Corno Grande. La sua è una storia da ricordare.

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Pubblicato da Andrea Ferrante

21 Aug 2023 - 11.27

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Tutti ricordiamo, per riminescenze scolastiche, il Gran Sasso come la “vetta più alta dell'Italia peninsulare”. Con i suoi 2912 metri di altezza il Corno Grande (e per la precisione la sua vetta occidentale) supera infatti per elevazione tutte le cime appenniniche. Il Gran Sasso è però anche una delle montagne italiane che possono essere considerate culle di un “proto-alpinismo”, che precede di alcuni secoli quello post illuminista. La cima fu infatti raggiunta la prima volta il 19 agosto 1573, ben due secoli prima per esempio della prima salita al Monte Bianco di Paccard e Balmat. 

Se non mancano esempi precoci di salite alpinistiche, che risalgono all'antichità (Filippo III di Macedonia sul Monte Emo, Elio Adriano sull'Etna e sul Monte Casio in Siria), al Medioevo (Bonifacio Roero d'Asti sul Rocciamelone nel 1358, Fazio degli Uberti sul Monte Olimpo nel 1367, Antoine de Ville e compagni sul Mont Aiguille nel Delfinato nel 1492, superando passaggi tra III e IV grado), la salita al Gran Sasso riveste un'importanza rilevante, non solo perché compiuta 450 anni fa ma perché realizzata su un massiccio che richiedeva comunque un lungo avvicinamento e che sfiorava i 3000 metri. In quel lontano 1573, la prima parte della salita avvenne a cavallo fino a 2200 metri di quota. Da lì iniziò la salita a piedi, lunga, faticosa e su terreno impervio. 

Ma chi furono i protagonisti di questa impresa? Il vero “motore” fu Francesco De Marchi (1504-1576), uomo geniale, vivace, estroverso, cultore degli interessi più vari, che si occupò comunque soprattutto di ingegneria e architettura militare. Viaggiò in lungo e in largo nell'Europa settentrionale e nel Mar Mediterraneo. Conobbe e frequentò a Roma Michelangelo, Bramante e Raffaello. Restò per oltre quarant'anni al servizio dei Medici, dei Farnese e di Margherita d'Austria. Per salire il Gran Sasso, massiccio del quale era innamorato, De Marchi arruolò ad Assergi alcune guide locali, Francesco di Domenico, Simone di Giulio e Giovanpietro di Giulio, ma il motivatore fu il capitano De Marchi allora già prossimo ai 70 anni. Un altro aspetto eccezionale di questa salita è la puntuale e nello stesso tempo coinvolgente relazione che de Marchi compie di questa salita che ci trasporta di colpo ancora oggi, con emozione e stupore, a quel 19 agosto di 450 anni fa: 

"Quand'io fuoi sopra la sommità mirand' all'intorno, pareva che io fussi in aria, perché tutti gli altissimi Monti che gli sono appresso erano molto più bassi di questo" . 

Non a caso la storia della prima ascensione al Gran Sasso sta diventando un film, che vede inoltre il Club Alpino Italiano in veste di main sponsor. Francesco de Marchi probabilmente sarebbe felice di una tale dimostrazione di amore per il “suo” Gran Sasso.


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